giovedì 14 giugno 2012

L'Associazione 'Carta di Roma' sulla sentenza per Zingaropoli

Associazione Carta di Roma

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa inviato dall'Associazione Carta di Roma

L’associazione 'Carta di Roma' – nata per garantire un’informazione corretta e rispettosa sui temi dell’immigrazione – esprime grande soddisfazione per la sentenza con la quale la magistratura milanese ha condannato l’uso del termine "zingaropoli” nella campagna per le elezioni comunali. Una vicenda che non riguarda soltanto la politica e la degenerazione del dibattito tra i partiti.

Parole così cariche di disprezzo investono inevitabilmente anche le responsabilità dell’informazione: i giornalisti si trovano infatti costretti ad usare, per assolvere al loro dovere di cronisti, termini che propagano nella società i germi del razzismo e della discriminazione. E’ bene dunque che venga ripristinato il limite che deve separare la polemica politica dall’“hate speech”, il discorso di incitamento all’odio che all’estero è bandito dal linguaggio pubblico. E’ ora che l’Italia entri in Europa anche sotto questo profilo.

mercoledì 13 giugno 2012

Zingaropoli a Milano, il giudice condanna la Lega e il Pdl per discriminazione

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Zingaropoli. Nei giorni della campagna elettorale per la poltrona di sindaco di Milano Pdl e Lega evocavano questa immagine nei cittadini per opporsi alla candidatura sempre più forte dell’avvocato Giuliano Pisapia, poi diventato primo cittadino. In quel periodo i toni era più che accessi e i manifesti elettorali, per esempio quello che poneva sullo stesso piano pm di Milano e brigatisti avevano portato a un’inchiesta penale. In questo caso però è stato il Tribunale civile di Milano ha condannato, dichiarando il carattere “discriminatorio” di quell’espressione, i due partiti di centrodestra.

Il ricorso era stato presentato dal Naga, Associazione Volontaria di assistenza Socio Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti nei confronti di Lega Nord e Pdl per i manifesti affissi e le dichiarazioni fatte da Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. I due partiti dovranno rimborsare le spese di giudizio e la sentenza dovrà essere pubblicata entro trenta giorni sul Corriere della Sera. “Emerge con chiarezza – scrive nella sentenza il giudice Orietta Micciche’ – la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l’effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti”. La polemica, ormai vecchia di un anno, aveva scatenato un dibattito acceso.

“Per la prima volta in Italia viene depositato un provvedimento giudiziario che condanna dei partiti politici per discriminazione - commenta Pietro Massarotto, Presidente del Naga – è per noi una vittoria molto importante e vorremmo fosse intesa come un messaggio molto chiaro contro la normalizzazione dell’emarginazione e delle pratiche di esclusione sociale a cui purtroppo siamo stati abituati”. Si sosteneva nel ricorso che non fosse possibile né legittimo per un partito politico utilizzare slogan e dichiarazioni manifestamente discriminatori. Speriamo che questo rappresenti un passo verso l’effettiva tutela delle minoranze nel nostro Paese, ma quello che più speriamo è di non dover mai più intervenire per questo genere di discriminazioni istituzionali“.

martedì 12 giugno 2012

I gay spaccano il Pd. Fioroni sfida Bersan

Il democratico cattolico pronto a sfidare il segretario alle primarie: "Non si tratta solo di scegliere il leader, ma di fissare programmi e contenuti" Gli omosessuali spaccano il Pd. Beppe Fioroni, infatti, è pronto a candidarsi alle primarie se Pier Luigi Bersani dovesse fare di una legge sulle unioni omosessuali una delle priorità programmatiche del Pd. "Io mi aspetto primarie di programma. Di contenuti. E mi auguro che i grandi temi possano essere raccolti da Bersani. Che sia lui a declinare lavoro, crescita, giovani e famiglia. Lui a gettare la basi per un patto di governo riformisti-moderati. Perchè se non c'è lui, ci dovrà essere qualcun altro capace di metterli in agenda", ha avvertito l’ex ministro in un’intervista ad 'Avvenire'. 
"Non si tratta solo di scegliere il leader, ma di fissare programmi e contenuti. E se Bersani dovesse dimenticare le priorità, sarei costretto a riflettere e, magari, a muovermi. Perchè per il bene del Pd e di una idea di coalizione a cui non rinuncio vanno fissati dei punti chiave che domani nessuno potrà mettere in discussione", ha aggiunto. 

Per Fioroni, il Pd deve darsi altre priorità. "Tutti dovrebbero cogliere i drammi legati a questo momento così complicato. Le persone che incontro non mi chiedono di coppie gay e di testamento biologico... Vogliono sapere di fisco e di esodati, di occupazione e di misure per la crescita", ha spiegato. Detto questo, ha chiarito, "non ci sto a mettere sotto accusa il segretario. Sono ore complicate e serve responsabilità e unità; non scontri e contrapposizioni. Soprattutto su questioni che non sono da tessera di partito, ma interpellano la nostra coscienza e sulle quali - le assicuro - non ci saranno blitz. Io ho sempre avuto una posizione chiara e continuerò ad averla. Ho sempre detto i miei 'si” e i miei 'no' e continuerò a farlo. Senza timore di essere messo alla porta e consapevole di non essere solo".

Non è dello stesso parere Ignazio Marino che è determinato e al lavoro per scrivere il disegno di legge in materia. “Entro 8 giorni - spiega il senatore del Pd-   depositerò un ddl in Senato per la piena parita di diritti, che di fatto riprende il modello delle civil partnership inglesi (che estendono a tutte le coppie, a prescindere dal genere, gli stessi   diritti offerti dall’istituto del matrimonio, ndr)”. “Da anni -rivendica Ignazio Marino- mi batto assieme ad altri nel Pd per promuovere una legge che riconosca a tutte  le coppie piena parità di diritti con le coppie sposate. Ho letto in rete, sul mio blog, che qualcuno ha commentato negativamente l’idea”   del disegno di legge, “ma ne sono contento perchè mi dà l'opportunità di spiegarlo meglio”. E di assicurare che “non si tratta di un passo indietro: la civil partnership -tiene a precisare   il parlamentare Pd- garantisce alle coppie omosessuali una pienezza di  diritti assimilabili a quelle di una coppia sposata”.

In Italia -prosegue Marino- la questione delle unioni civili   è una ferita dei diritti delle coppie omosessuali ma riguarda anche   oltre un milione di coppie eterosessuali che hanno dei figli. Il paradosso -conclude- si verifica nel caso in cui uno si ammali,   perchè l’altro non può neanche accompagnarlo davanti alla porta della rianimazione, dato che per la legge è considerato un estraneo. Cose fuori dalla storia, un obbrobrio non degno di un Paese civile”.

Rom, poveri e italiani. Ma un terzo lavora

Fonte: Avvenire

Lavorano anche se non in regola, si spostano per necessità come i migranti, preferiscono abitare in case e non in campi-ghetto, quindi basta chiamarli nomadi. La prima indagine nazionale sulla condizione di rom e sinti, presentata ieri a Milano dalla Casa della Carità, smentisce i pregiudizi radicati in Italia sul «popolo del vento». Curata in collaborazione con il consorzio Aaster e svolta nel progetto «Eu Inclusive», la ricerca copre un buco tutto italiano.

«Abbiamo avuto tre anni di stato d’emergenza – spiega il sociologo Aldo Bonomi, curatore della ricerca – che attribuiva poteri straordinari ai prefetti di cinque regioni in riferimento ai rom e ai loro insediamenti, ma non sapevamo nemmeno quanti fossero e quali problemi avessero. Ora sappiamo che sono circa 170 mila, la metà italiani, che in tutto sono solo lo 0,2% della popolazione e che il 60% è minorenne. Eppure fanno paura e la loro condizione è stata trattata per anni come problema di ordine pubblico. Ora almeno il linguaggio pare cambiato».

Lo stato di emergenza, ricordiamo, è stato giudicato illegittimo dal Consiglio di Stato, ma un ricorso presentato a febbraio dal governo potrebbe sospendere la sentenza e tornare all’emergenza. Questa situazione ha portato a un blocco delle risorse già stanziate, vale a dire 33 milioni di euro in tutto il Belpaese e cinque milioni solo a Milano, stanziate per il piano elaborato dall’ex ministro dell’Interno Maroni.
Ma veniamo alla fotografia dei rom in Italia, scattata intervistando 1668 persone di 60 insediamenti in 10 regioni italiane. Conferma la situazione di povertà, esclusione e discriminazione di questa minoranza etnica che in tutta Europa è lo standard su cui misurare le politiche di inclusione.

Anzitutto il tasso di occupazione è più alto del previsto. Quasi il 35% ha un lavoro, anche se a volte irregolare, e l’ambito lavorativo è quello dove meno si sentono discriminati (circa il 30%). L’universo degli occupati è composto da un 20% di regolari e un 11% di irregolari, mentre tutto il resto fa lavoro nero, soprattutto come autoimpiegati in settori quali la raccolta di metalli o l’edilizia e in attività domestiche nel caso delle donne, di cui solo una su cinque è occupata perché si occupano dei figli. Il totale dei disoccupati è il 27%, oltre due su tre di costoro si dicono disposti a lavorare.

«Ma occorre riflettere sull’irregolarità distinguendola dall’informalità – aggiunge Bonomi – ad esempio a Berlino, pagando sei euro al comune, i musicisti di strada rom ottengono un’autorizzazione a suonare anche sul metro girando gratis. Da noi non se ne parla, eppure sarebbe un passo avanti verso l’inclusione, che sarebbe la strategia da perseguire, non l’assimilazione. Trattiamoli da migranti, sette su 10 vengono in Italia per miseria».

Se l’ambito lavorativo è centrale, la casa è il secondo fattore di inclusione sociale. Infatti quasi la metà dei rom che vivono in abitazioni è occupato, mentre tra gli abitanti dei campi abusivi la percentuale scende al 24%. E in Italia, soprattutto in città come Roma e Milano, tre quarti di rom e sinti vive in insediamenti a loro esclusivamente destinati simili ai ghetti con forti conseguenze anche in termini di istruzione.

Se solo uno su quattro dichiara infatti di avere la licenza elementare, tra i rom che vivono in campi irregolari il 23% dei minori non sono scolarizzati contro il 7% di coloro che vivono in casa. In generale quasi il 20% dei rom è analfabeta, percentuale che cresce per le donne al 25% e si riduce al 10% considerando i minori di 20 anni. Da sfatare il mito che non vogliono vivere in case, solo un terzo risiede in case di proprietà o in affitto, ma l’85% dei provenienti dalla ex Jugoslavia e il 62% dei provenienti dalla Romania ha un progetto migratorio stanziale ed è disponibile a restare in Italia dove è arrivato per cercare un lavoro e una qualità di vita migliore . Semmai il problema della vita in campi o in realtà abitative diverse riguarda rom e sinti italiani che sono giostrai, circensi o allevatori di bestiame. Quanto alla discriminazione, i rom si sentono esclusi dall’accesso ai servizi (67,5%) e nei luoghi pubblici (34,3%).

«Ma il 72% dei rom dichiara che la discriminazione non è diminuita negli ultimi dieci anni – commenta Bonomi – significa che occorre lavorare sull’opinione pubblica».
Infine il mito della ricchezza: tre quarti dichiarano un reddito famigliare di 600 euro mensili, sotto la soglia di povertà.

Per il presidente della Casa della Carità, don Virginio Colmegna, occorre intensificare «i progetti di mediazione e accompagnamento sociale che partono dai diritti di queste persone, le rendono protagoniste e, al tempo stesso, ascoltano i bisogni e le difficoltà dell’intera cittadinanza. Va garantita la dignità con l’accesso alla sanità, all’istruzione e alla casa, diritti universali, non la favela. Serve un piano nazionale e piani locali, ma non si può andare avanti solo condizionati dalla pressione dell’opinione pubblica con risposte di emergenza».

martedì 5 giugno 2012

Foggia, ‘I soliti ignoti. Tra facili pregiudizi e informazione

Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. Soprattutto quando rimbalzano sui media, quando la cassa di risonanza è raddoppiata e accelerata vorticosamente dalla stampa e, inevitabilmente, dai lettori. Basta poco per discriminare un’etnia, una minoranza religiosa, una sessuale. E lo sa bene l’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), meritevole di aver lanciato l’idea di un seminario dedicato proprio a media e discriminazioni, dal titolo I soliti Ignoti. Tra facili pregiudizi e informazione. L’incontro, organizzato da Ubik, Solidaunia, FrontieraTv e Istisss, si tiene martedì 5 giugno, alle ore 19.00, nello spazio live della libreria di Piazza U. Giordano.

Occasione del seminario, la presentazione ufficiale del Quaderno realizzato dall’Unar e dall’Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali, interamente dedicato alla questione dei rom. Nel corso della serata inoltre, sarà allestita una mostra di articoli discriminatori e sarà presentato il blog/osservatorio Carta Minata (www.cartaminata.blogspot.com). Prendono parte al seminario: Antonio Scopelliti (Solidaunia), Maria Angela Zdecca (Ordine Assistenti Sociali), Franca Dente (Istisss), Irma Melici (UNAR Puglia), Natale Labia (Ordine dei Giornalisti Puglia), Antonio Vannella (Opera Nomadi di Foggia), Emiliano Moccia (FrontieraTv). Modera, il giornalista Fulvio di Giuseppe.

L’obiettivo è quello di riflettere e confrontarsi sul ruolo dei media nel fenomeno delle discriminazioni, di qualunque genere: razza, sesso, etnia, religione. Un linguaggio distorto, stereotipato e razzista, infatti, rischia di aumentare i casi di pregiudizio e di discriminazione. Per questo, i giornalisti, attraverso le diverse forme di comunicazione – tv, giornali, web – sono chiamati ad un uso delle parole corretto e veritiero, attenendosi agli strumenti forniti dal codice deontologico e dalle Carte di Roma e di Treviso. Lo scopo dell’incontro è quello di sensibilizzare il pubblico e, non ultimo, di intavolare con esperti ed addetti ai lavori operanti nel territorio e che vorranno prendervi parte, un discorso comune, in modo da cogliere elementi di riflessione utili ad indagare questa particolare problematica.

venerdì 1 giugno 2012

Il codice degli zingari, quei segnali accanto alle targhette

Fonte: La Sicilia

Il giornale La Sicilia va giù pesante e titola: Il codice degli zingari. Nell'articolo il giornalista Damiano Scala racconta di incisioni o disegni che poco hanno a che vedere con sfregi dei vandali sui citofoni. Secondo l'autore del pezzo, infatti, sono delle chiare indicazioni per i ladri

martedì 29 maggio 2012

Giornalismo, gli immigrati occupano il 2% delle notizie

Fonte: Affari Italiani

Occupano uno spazio più basso del 2% sul totale delle notizie, che sono di norma relegate nella cronaca nera, dove conta soprattutto sottolineare nazionalità e fede religiosa. Questi, in sintesi, i risultati di una ricerca pilota, che ha coinvolto La Nazione, La Repubblica, Il Sole 24Ore, Corriere della Sera e Rai TG3, condotta dal Robert Schumann Centre for Advanced Studies dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze nell’ambito del progetto Mediva (Media per la diversità e l’integrazione dei migranti).
La sostanza della ricerca, dal titolo “Valutazione del ruolo dei media nella riflessione della diversità e promozione dell’integrazione dei migranti”, sembra confermare facili sensazioni da lettori di giornali e spettatori di Tg: i media tendono ad alimentare l’opposizione tra un “noi buoni” e un “loro cattivi”.

I migranti sono il più delle volte rappresentati come gruppo piuttosto che come singole persone, gruppi cui si attribuiscono caratteristiche minacciose o si associano problemi, in particolare crimini e conflitti. Mancano invece spazi di approfondimento sulle realtà di provenienza, per capire meglio i problemi. E mancano criteri di selezione nelle redazioni di giornalisti legati alle nazionalità immigrate; così da accrescere l’incapacità di rappresentare la crescente multiculturalità della società italiana.
immigrati Secondo la ricerca, “non ci sono giornalisti specializzati solo sull’immigrazione, e non è considerato necessario poiché il tema è vasto e i vari aspetti sono declinati dai diversi giornalisti, a seconda che si parli di economia, cronaca, sociale”.

La testata, tra quelle esaminate, che gode del miglior punteggio è il Tg3, ma è positivo anche il resoconto nel Sole 24Ore, che “ha adottato un tono neutrale se non positivo nel descrivere le notizie legate al’immigrazione. Si è parlato degli immigrati in termini di contributo economico al paese, questioni demografiche, culturali ecc... e in nessun caso come di malfattori”.

“C’è veramente ancora molto da fare, vedendo questi risultati di cui ringrazio i ricercatori europei – ha commentato l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti, portando un saluto ai lavori del convegno -. Le notizie sull’immigrazione nel nostro Paese sono ancora scarse. E non sembrano lavorare per colmare la distanza con queste persone giunte qui da mille esperienze diverse: guerre, povertà, persecuzioni. Invece è fondamentale costruire un’informazione dettagliata su questi fenomeni, perché abbiamo il dovere di colmare le distanze su diritti insopprimibili; e contribuire alla costruzione di un processo di integrazione necessario e inarrestabile, da noi come in tutto il mondo”.